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Elsa Morante: nata scrittrice.
06 domenica Set 2015
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17 lunedì Ago 2015
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Romana, di origini ebraiche, Elsa Morante, nata il 18 agosto 1912, ha contribuito a rivoluzionare la letteratura italiana del Novecento.
La sua concezione dell’uomo, della storia e della poesia ha dato profondità a testi in prosa e in versi che oggi ci aiutano a osservare il mondo.
La critica l’ha innalzata e poi demolita, ma per molti Elsa Morante è la più grande scrittrice del secolo appena concluso.
Il 12 settembre alle 21 la ricorderemo a Ostia, nello spazio della Biblioteca Elsa Morante sul pontile del lungomare dei Ravennati, insieme a Sandra Petrignani, Giuliana Zagra e Leonardo Bonetti.
Ecco alcuni miei contributi sull’autrice:
La Biblioteca Nazionale Centrale la ricorda con una bellissima stanza che ricostruisce l’officina di scrittura dell’attico in via dell’Oca 27.
Ornella Spagnulo
15 mercoledì Lug 2015
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inIl blog Cronaca di una vita intima, che ormai ha una sua vita autonoma al di là della blogger, da domani sarà ufficialmente in ferie fino al 16 agosto!
Dove andrà? Magari in America Latina: Perù, Chile, oppure in India, per una vacanza all’insegna della spiritualità e della consapevolezza. O nella vicina Olanda, ricca d’arte, o in Francia, la terra del romanticismo. (Credo sia evidente, a questo punto, che la blogger non va da nessuna parte, almeno fino a settembre).
Se siete passati da qui per caso, quindi, anche voi esuli esistenziali senza vacanze, o siete lettori e lettrici abituali, ecco per voi una selezione dei post pubblicati durante questo anno scolastico già finito, che vorrei ricordare.
Libriamoci a Roma. Come è andata. Qui tiro le somme sulla mia esperienza di lettura in I, II, III media.
Recensione a The Wall sul blog The Obsidian Mirror. Un estratto dalla bella recensione fatta da un blogger a The Wall.
Casa Moravia. Racconto autobiografico ispirato alla visita dell’appartamento dello scrittore, lungotevere della Vittoria 1.
La stanza di Elsa Morante alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. L’allestimento con gli arredi di via dell’Oca 27.
Era il 21 marzo 2015 e Alda Merini avrebbe compiuto 84 anni. Resoconto dell’evento su Alda Merini da Mangiaparole il 21 marzo.
Cronaca di una convivenza. Sarebbe facilissimo. Un aggiornamento che fa parte dei racconti Cronaca di una convivenza.
E…
L’avvio e la perdizione, presentazione a Roma il 30 maggio alle 17. La prima presentazione dell’Avvio e la perdizione. Come scordarla?
L’avvio e la perdizione. Reading. Qui si può ascoltare la canzone Aurora boreale, basata sull’omonima poesia (musiche di Giuseppe Dolce, parole di Ornella Spagnulo).
Buone vacanze
Ornella Spagnulo
02 lunedì Mar 2015
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inL’Amata. Lettere di e a Elsa Morante, a c. di DANIELE MORANTE, con la collaborazione di GIULIANA ZAGRA, Torino, Einaudi, 2012, pp. 663.
Nella scelta di un titolo riuscire a rendere l’idea di un libro è un lavoro delicato: si butta qualcosa per dare spazio ad altro, si esalta un aspetto mentre si nasconde un tema importante. Ma il titolo ha sortito un effetto se riesce a incuriosire: e per questo carteggio L’amata è un titolo riuscitissimo, perché attira le lettrici e i lettori innamorati di Elsa Morante, nella promessa di ritrovare delle lettere piene d’amore verso la propria autrice prediletta. Fin dalle prime pagine, però, viene da chiedersi se la raccolta si sarebbe potuta chiamare anche in un altro modo, ovvero: L’amante. Non nel senso di colei che tradisce, ma nel significato antico di colei che ama (se non fosse già il titolo di un romanzo di Yehoshua, della Duras e di altri libri minori). Viene in mente allora un meno suggestivo Colei che amò, ma sarebbe stato decisamente troppo arcaico. È bello, in fondo, che il libro si chiami così, L’amata, ma dalla lettura delle lettere emerge una ben diversa realtà, molto più amara. Sia i romanzi che i racconti e le poesie della Morante sono stati lodati anche in alcune di queste lettere, è vero, ma la reale tristezza è che queste sono tra le sole lettere piene d’amore che si scorgono in queste righe.
Dal carteggio pubblicato da Einaudi, Elsa Morante si rivela come una donna colma d’amore per il prossimo: un amore spesso frainteso, snobbato, non capito, lo stesso amore che, con più successo, riversava nei suoi romanzi. «Ma il segreto di tutto è che tu credi forse questo: che tu credi nel genere umano, ne hai ammirazione, senso della bellezza e eccezionalità umana: un modo raro, oggi, di guardare il mondo» (p. 290), le scrisse Italo Calvino a proposito del premiato L’isola di Arturo. Sì, i complimenti non mancarono per questa scrittrice che non rese gli altri, contemporanei e posteri, indifferenti al proprio passaggio nel mondo delle lettere. Ma dall’“amata” ci si aspetta di più, ci si aspetta una donna che sia stata amata e venerata, anche e soprattutto nella sua femminilità, umanità. Invece si trova una delusissima donna che si consola, scrivendo, dalla mancanza d’amore degli altri.
Fin dall’inizio del carteggio, si scorge un’Elsa Morante che non conosce argini nel proprio affetto, non conosce divieti – pensiamo all’amicizia con Luisa Fantini, disegnatrice e illustratrice. Le lettere firmate Elsa sono strabordanti dichiarazioni d’amicizia che finiscono con l’invio di un aiuto economico a vantaggio dell’amica Fantini, non certo l’unica elargizione di soldi a favore di amici testimoniata da questo carteggio, anzi. Le dichiarazioni d’affetto insomma venivano confermate spesso da azioni magnanime e più che amicali. In queste lettere in particolare, spedite presumibilmente tra il ’33 e il ’42, c’era un reale interessamento per Luisa Fantini, per il suo umore, il suo stato d’animo, per il suo lavoro e la sua esistenza, per poi arrivare al famoso invio di denaro molti anni dopo, nel 1965. Seguono le lettere del misterioso RTM, Richard, il fidanzato respinto che tanto galante non fu. Richard infatti ricoprì Elsa di insulti, offese che riguardavano addirittura la sua sfera professionale, e di cui abbiamo traccia. Diede alla Morante della «bugiarda» e della «puttana» (p. 82) ma lei lo perdonò cercandolo di nuovo, anche dopo il matrimonio con Alberto Moravia, per quello che sappiamo. Addirittura, nonostante tutti quegli insulti, fu la scrittrice invece a chiedere scusa a Richard (si presume nel 1957): per «una freddezza offensiva […] ti risposi con una lettera che sembrava piuttosto un bollettino ufficiale che una lettera d’amicizia» (p. 91).
Nel secondo capitolo del libro spicca la corrispondenza con il marito Moravia. Quasi tutte le lettere firmate dallo scrittore, molto placidamente, terminavano con un «Ti abbraccio», o con un «Con affetto», saluti che si addicono più a una conoscenza che abbia appena superato i limiti della formalità, e non a un marito appassionatamente innamorato. Verso il 1938, con tutt’altro stile, Elsa Morante gli aveva scritto: «Io vorrei avere i tuoi trent’anni e avere scritto quello che hai scritto tu. […] Io vorrei disperatamente essere te per essere te, forse solo così potrei dirti, entrare… Ma è difficile spiegarlo» (p. 137), una dichiarazione non tanto di amore, quanto di vera e propria venerazione. Poco più di dieci anni dopo gli lasciò le seguenti parole: «Vorrei poter lavorare davvero, o amare davvero, e sarei felice di dare a qualcuno o a qualcosa tutto quello che posso, purché la mia vita fosse compiuta finalmente e trovassi il riposo del cuore» (p. 147). Del resto, come tacere sul fatto che il carteggio tra i due sposi sia più che altro un rendiconto che ciascun coniuge fa dei propri spostamenti, e non uno scambio di lettere amorose? L’insoddisfazione della scrittrice era palese già nel ’38, a dir la verità, ben prima del matrimonio del ’41. In un abbozzo di lettera leggiamo: «Ogni giorno vedo degli esseri – e devo fingere che non m’importi di niente – e continuamente penso dove sarai, che cosa farai. Se a te importasse, non te ne saresti andato o a quest’ora saresti già tornato. Ma tu sei come un bambino, corri dietro a tutte le cose e mi sembra di vederti sulla piazza o sugli scogli. Corri dietro alla pittrice belga o a quelle due o all’altra di Anacapri, poi vieni e di nuovo scappi via» (pp. 138-139).
Le lettere più appassionate, però, furono senz’altro quelle indirizzate a Luchino Visconti. Il regista seppe tracciare un solco nel cuore della Morante, che ora si ritrovava pienamente nel ruolo di amante: da una parte con una relazione extraconiugale e dall’altra con la certezza, palese, di essere lei colei che amava, almeno all’interno di questa relazione. Le lettere di Elsa Morante al regista furono struggenti ricerche d’amore, mentre di Visconti non ci restano se non brevi messaggi. A contraddire l’apparente indifferenza di Visconti è la notizia, riportata dalla stessa scrittrice, che i due avrebbero parlato addirittura di avere un figlio insieme. Poi il nulla da parte di Luchino Visconti, mentre Elsa Morante gli scrisse e riscrisse bozze di lettere con minime variazioni, e di tanto in tanto fece parlare i gatti al posto suo, per invocare ancora il suo amore perso e cercare nuovi appigli. Sono carte strazianti, queste per Luchino Visconti, di un’intensità inaspettata.
Ma Elsa Morante sapeva essere anche dura nei giudizi: quando qualcosa non le piaceva, lo diceva senza mezzi termini. La schiettezza della scrittrice la portò a dare pareri negativi su autori come Natalia Ginzburg o Italo Calvino. Di entrambi apprezzava l’insieme delle opere, ma a ognuno seppe trovare un singolo difetto (nella fattispecie riguardo un’opera neanche mai pubblicata di Calvino, e a una commedia della Ginzburg).
Nel complesso, l’epistolario – corredato dalle meticolose e utili annotazioni di Daniele Morante e Giuliana Zagra – è una lettura più che interessante, per diverse ragioni. Consente di spaziare tra i più grandi intellettuali del Novecento italiano, conoscendone abitudini, idee, desideri e vizi. Permette di conoscere meglio le opere di Elsa Morante, perché ora ne sappiamo i retroscena e ne leggiamo i giudizi successivi, sia della stessa autrice sia di un nutrito circolo di lettori (e che lettori!). Ma poi questo carteggio apre anche ad altro: apre al mondo interiore di una scrittrice dal tono duro e dal forte cuore. Elsa Morante, che spesso si lamentò per la sua solitudine, aveva una carica di affetto che forse non trovava corrispondenze, e per questo si isolava in mezzo ai gatti.
Forse, il suo, fu un amore inadatto a raggiungere la felicità – amare senza essere ricambiati è una pratica frustrante e deleteria – ma utile, se così si può dire, per riempire di densità quel dolore che noi troviamo nei suoi libri. Forse non fu un amore abbastanza generoso, abbastanza concreto da saper ricambiare chi la amava, ma era un amore che sfarfallava in giro come una falena notturna e che aveva l’enorme difetto – difetto in questa società dove l’umiltà non è un valore e dove si accettano difficilmente le critiche – di dire sempre quello che pensava, anche a costo di criticare gli altri. Lei che, è vero, forse tanto umile non era. Ma Elsa aveva una consapevolezza di sé molto forte, e se la coscienza di sé stessa come scrittrice era alta, la sua opinione di sé stessa come donna era ben più triste (specie se prendiamo l’ultima parte del carteggio). Ecco allora che colei che amò chi non l’amava seppe scrivere (in una lettera a Wilcock del 1° ottobre 1967): «Insomma credo che la generosità e l’amore consistano nell’amare chi ci ama. Amare chi non ci ama è la cosa più facile del mondo, giacché chi non ci ama non ci chiede nulla» (p. 494). [Ornella Spagnulo]
Questa recensione si trova all’interno della rivista “La rassegna della letteratura italiana”, 2014, n. 2 (pp. 697-699).
Il pdf è qui: Academia.edu.
03 mercoledì Lug 2013
(Dedicato al mio professore di storia e filosofia, Carlo Monti, che è lassù)
Non suona la campanella. Fuori gli uccelli non cantano e i bidelli non puliscono i corridoi. La chiesa sconsacrata ha un tetto per davvero pericolante, ma bisogna adeguarsi: questo passa il convento!
La ragazza Pinocchio esordisce con: – Come facciamo, secondo lei, editore, a scrivere una cosa del benché minimo interesse se non abbiamo nemmeno mezz’ora per pensarci? –
– Velocità, velocità – risponde il maestro – Quando firmerete il primo contratto, se vi andrà bene, vi chiederanno un altro libro a scadenza ravvicinata: non potete uscire dal mercato delle novità letterarie (se mai vi entrerete, ah ah ah! Come sono bastardo!), perché altrimenti siete fottuti! Dovete occupare quei posti sugli scaffali frequentemente: un libro oggi ha vita breve, una settimana e già si passa a un’altra novità, i lettori sono dei maratoneti; divorano, divorano, specie se è di moda l’autore…e poi dimenticano, dimenticano… –
– Scusi ma i classici, oggi, non li legge più nessuno? -, chiede lo studioso di Lettere amareggiato: – Io leggo Amleto, lo rileggo, e difficilmente trovo qualcuno che faccia come me, fuori dal mio ambiente, fuori dalla mia università –
– Fai bene! Devi leggere se vuoi scrivere, però non i polpettoni Anna Karenina e via dicendo…leggiti Ammaniti, gli scrittori di oggi, queste son letture che puoi sfruttare, credimi! Ogni epoca ha il suo stile, i suoi stili, non ti serve conoscere Dante o il ‘500… –
– La mia idea dello scrivere è qualcosa di atemporale – ribatte Lettere.
– Che bella idea! – dice filosofa, a cui piace il termine “atemporale”, che rimanda a concetti e categorie di filosofi che ha studiato.
– Ma no, ma scusami Dante e compagnia che cosa ti comunicano più? -, dice l’ammiratrice di De Luca o De Carlo.
– E poi se leggi Petrarca, o quelli lì degli altri tempi, con chi ne parli? Cioè tra i tuoi amici, tra le persone della nostra età, con cui puoi condividere impressioni e commenti, quasi nessuno legge quelle cose là -, nota una sconosciuta, che non era intervenuta mai, ancora, nella conversazione e negli scritti. Pareva uscita come da un cartone animato, comparsa per caso dal nulla o dalla polvere. Forse era la polvere della chiesetta sconsacrata. O una messaggera del nostro tempo.
– Lei ha colto. Come ti chiami? – chiede l’editor insegnante.
– Passo di qua per caso -, rispose la ragazza. Attraversò la stanza, e andò via.
L’editor riprese il discorso. – Finora avete scritto solo cavolate – dice a tutti – tutti compresi. Vi voglio insultare finché qualcuno di voi non se ne esca con qualcosa di intelligente che mi faccia dire: “Tu, hai capito!”.
– Hai capito, hai capito: hai capito che? – chiede lo studente ingegnoso di Lettere alla pedante filosofa seduta di fronte.
– Mi trovo molto meglio con i Filosofi – risponde lei.
Il silenzio conferma l’unica battuta decente della mattinata.
(puntata precedente: Avete tutti la fregola di scrivere!)
26 mercoledì Giu 2013
Posted Amici blog, Blog, Blog letterario
inMi piacerebbe proporre un concorso estivo con una rete di blogger: un concorso solidale.
Chi vincerà potrà 1) decidere a chi destinare i soldi raccolti tramite il concorso (ospedali, associazioni di volontariato, etc. etc.); 2) vedere pubblicato il proprio testo sui blog che aderiranno.
In pratica si tratta di organizzare un concorso di racconti e poesie. Costo di partecipazione di 7 euro a persona. La giuria popolare si esprimerà con commenti ed eleggerà un vincitore, invece una giuria composta da scrittori, blogger e nel caso editori sceglierà l’altro vincitore, o l’altra vincitrice.
14 martedì Mag 2013
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inTutti i blog parlano di Torino. La tentazione di sorvolare è troppo forte. Mi piace resistere alle tentazioni. Non vi ricorderò momenti cerimoniosi e ufficiali – il Salone del Libro si sponsorizza già bene da solo. Questa è Torino vista da me. Ci sarò anch’io.
Dell’insignificante dettaglio del viaggio nessuno ne vuole parlare? A che ora partite voi? Io quando Daniele stacca da lavoro, venerdì. Mi porta lui a Torino, in macchina. Ho paura dei grandi spazi e non so guidare in autostrada.
L’albergo è stato prenotato oggi, a pochi metri dal Lingotto.
Alcune cose non mi sono ancora chiare: lo “sconto scrittori”, per esempio. Devo portare una copia del mio saggio per certificare la mia identità?
Tra le mille iniziative, sabato non voglio mancare all’incontro con David Grossman alle 12.30 (Che tu sia per me il coltello starà in borsa).
Ho annotato dove ritirare un racconto di Simone Ghelli.
Devo salutare quelli del Quadrotto, Alba e Guido, miei compagni del Master. Probabilmente vedrò anche Matteo di Edizioni Ensemble e il gruppo di Flanerì.
Spero di trovare la Lettrice rampante e di prendere un caffè o un succo di frutta insieme ad Angelo Gasparini.
Il mio ragazzo sarà con me, come una guardia del corpo – o un agente letterario. Mi appello alla sua pazienza per portare a termine il giro di tutta la fiera.
Il circo degli scrittori è arrivato. Prendere posto e ripetere a memoria una poesia, per favore, che recita così:
“Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati”
E coronarsi di limoni. Vorrei vedere tutte piante di limoni in giro, a ricordarci che non siamo niente.
18 maggio, compleanno di Papa Wojtyla, questa è una ricorrenza davvero importante. Per me.
14 martedì Mag 2013
L’insegnante del corso – un editor pieno di sé – raduna le esperienze di quei venti ragazzi nello spazio temporale di mezz’ora, sogghigna, arriccia gli occhi, e si dondola seduto sulla sua sedia, che di certo non scotta come quella degli studenti.
– Ebbene, da questo corso imparerete cosa significa scrivere, perché, come farsi pubblicare, e soprattutto quali sono i temi che vanno per la maggiore –
– Non pensavo che i libri seguissero le mode, come i vestiti! -, afferma la ragazza in fondo, quella col maglione bianco e infeltrito.
– Eh eh! – risata dell’editor navigato – Tutto segue le mode, tutto va presentato in un certo modo. Per esempio, se tu mandi un libro a una casa editrice, credi di salvarti con la stampa semplice di 150 fogli? No no no no – e fa così col dito – Non funziona così, tu lo devi presentare bene, devi far venire voglia all’editore, e se sei fortunata, al direttore, di leggere quella roba. Sai gli americani che fanno? Mandano i fogli scritti dentro una scatola colorata, quello sì, dà un tocco di eleganza in più; io non rimango indifferente quando mi presentano un lavoro rilegato bene, o con una bella immagine in copertina.
I primi sbadigli. Il corso inizia alle 9 di mattina ma è sabato, e chi è uscito ieri, chi esce da una settimana di lavoro, chi arriva al paese dei balocchi dal sud, profondo sud, costretto a prendere treni e autobus vari e si sente già stremato.
– Sono importanti i temi! Per esempio, quanto vuoi che possa importare un trattato filosofico sull’amore? Poco e niente! Ma se si tratta di amore gay, le vendite salgono vertiginosamente! Dovete capire una cosa: gli editori perdono soldi nelle stampe e devono essere convinti di riprenderli con le vendite. Questo con un esordiente è quasi impossibile -.
Anonima Scrittori. Primo episodio
Anonima Scrittori. Terzo episodio