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cronaca di una vita intima

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Archivi della categoria: Blog letterario

18 agosto 1912: nasceva una scrittrice. Era Elsa Morante

17 lunedì Ago 2015

Posted by ornella_spagnulo in Blog letterario

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Elsa Morante, Libri, Poesia, Scrittori

elsa-morante-18-agosto

Romana, di origini ebraiche, Elsa Morante, nata il 18 agosto 1912, ha contribuito a rivoluzionare la letteratura italiana del Novecento.

La sua concezione dell’uomo, della storia e della poesia ha dato profondità a testi in prosa e in versi che oggi ci aiutano a osservare il mondo.

La critica l’ha innalzata e poi demolita, ma per molti Elsa Morante è la più grande scrittrice del secolo appena concluso.

Elsa Morante 18 agosto

Il 12 settembre alle 21 la ricorderemo a Ostia, nello spazio della Biblioteca Elsa Morante sul pontile del lungomare dei Ravennati, insieme a Sandra Petrignani, Giuliana Zagra e Leonardo Bonetti.

Ecco alcuni miei contributi sull’autrice:

  • recensione al carteggio L’amata. Lettere di e a Elsa Morante, pubblicata sulla rivista “La Rassegna della Letteratura Italiana”;
  • Consigli d’autore: Ornella Spagnulo, guest post sul blog Cartaresistente;
  • In corso di pubblicazione, un saggio sulla ricezione della Storia: uscirà sulla rivista “Campi Immaginabili” verso la fine dell’autunno.

elsa morante 18 agosto

 

La Biblioteca Nazionale Centrale la ricorda con una bellissima stanza che ricostruisce l’officina di scrittura dell’attico in via dell’Oca 27.

Ornella Spagnulo

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Il blog Cronaca di una vita intima è in ferie

15 mercoledì Lug 2015

Posted by ornella_spagnulo in Blog letterario

≈ 9 commenti

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Blog, Poesie, Scrittori

Il blog Cronaca di una vita intima, che ormai ha una sua vita autonoma al di là della blogger, da domani sarà ufficialmente in ferie fino al 16 agosto!

Dove andrà? Magari in America Latina: Perù, Chile, oppure in India, per una vacanza all’insegna della spiritualità e della consapevolezza. O nella vicina Olanda, ricca d’arte, o in Francia, la terra del romanticismo. (Credo sia evidente, a questo punto, che la blogger non va da nessuna parte, almeno fino a settembre).

Se siete passati da qui per caso, quindi, anche voi esuli esistenziali senza vacanze, o siete lettori e lettrici abituali, ecco per voi una selezione dei post pubblicati durante questo anno scolastico già finito, che vorrei ricordare.

blog cronaca di una vita intimaLibriamoci a Roma. Come è andata. Qui tiro le somme sulla mia esperienza di lettura in I, II, III media.

Recensione a The Wall sul blog The Obsidian Mirror. Un estratto dalla bella recensione fatta da un blogger a The Wall.

Blog in ferieCasa Moravia. Racconto autobiografico ispirato alla visita dell’appartamento dello scrittore, lungotevere della Vittoria 1.

La stanza di Elsa Morante alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. L’allestimento con gli arredi di via dell’Oca 27.

case degli scrittori

Era il 21 marzo 2015 e Alda Merini avrebbe compiuto 84 anni. Resoconto dell’evento su Alda Merini da Mangiaparole il 21 marzo.

Cronaca di una convivenza. Sarebbe facilissimo. Un aggiornamento che fa parte dei racconti Cronaca di una convivenza.

E…

Ornella Spagnulo recensioni
L'avvio e la perdizione

L’avvio e la perdizione, presentazione a Roma il 30 maggio alle 17. La prima presentazione dell’Avvio e la perdizione. Come scordarla?

L’avvio e la perdizione. Reading. Qui si può ascoltare la canzone Aurora boreale, basata sull’omonima poesia (musiche di Giuseppe Dolce, parole di Ornella Spagnulo).

Buone vacanze

Ornella Spagnulo

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L’Ode al Monte Soratte di Damiani

01 mercoledì Lug 2015

Posted by ornella_spagnulo in Blog letterario

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Claudio Damiani, Monte, Natura, Poesia

C. DAMIANI, Ode al Monte Soratte, Monterotondo, Fuorilinea, 2015.

Ode Monte Soratte Damiani

Cè qualcosa che si può chiedere a questo libro e che non si può pretendere da tutti i libri: la pace interiore, l’armonia, la riconciliazione con la natura. Ode al Monte Soratte è una raccolta di versi provocatoria per il mondo in cui viviamo: Claudio Damiani infatti non canta né l’apologia del traffico, né la funzionalità degli elettrodomestici, né le formidabili innovazioni dei pc e nemmeno l’efficacia dei telefonini intelligenti… «Per lui i luoghi sono esseri viventi, come persone, con un loro carattere, un loro modo di essere, di comportarsi, di pensare. E con loro dialoga»: lo leggiamo nella sua breve biografia all’inizio del volume. Ma si allude a un certo tipo di luoghi molto ristretto (eppure infinito): i luoghi naturali.

Sono due i riferimenti che saltano subito alla mente per quanto sono espliciti nel testo. Questa Ode al Monte di Damiani ricorda da vicino il Cantico delle Creature di San Francesco e la lettera al Monte Ventoso di Petrarca (non a caso, il dialogo Quadrara delle Aquile ha come interlocutori proprio un Francesco e una Laura). Credo quindi che il titolo del libro potrebbe essere esteso con l’inserimento di un aggettivo che lo connoterebbe con fedeltà: Ode francescana al Monte Soratte. L’attributo si riferirebbe sia allo stile povero e semplice, sia al contenuto mistico, che non è in secondo piano e inneggia a un recupero del rapporto con la natura e i suoi elementi, come già quel famoso cristiano che un giorno decise di dare via gli abiti di famiglia e prese a parlare con gli animali, riuscendo a muovere a compassione perfino il papa. Claudio Damiani sembrerebbe seguire alla lettera quel Cantico delle Creature, se non fosse per un particolare. Il Sole, che in Francesco simboleggia l’Altissimo, il primo tra i fratelli (a cui seguono a ruota sora Luna e le stelle, frate Vento, sor’Acqua, frate Focu e matre Terra) è qui sostituito dal Monte. Fra tutte le creature, infatti, il poeta Damiani, che vive ai piedi del Soratte dal 2006, canta la montagna, il luogo naturale più vicino al cielo.

Volendo intraprendere un’interpretazione psicoanalitica, possiamo partire dalla semplice constatazione che il sole in Freud e in Jung rappresenta il padre e la sua presenza così forte nel componimento di San Francesco si spiega bene: Francesco cercava soprattutto il padre, o meglio il Padre, per questo aveva affidato al Sole un ruolo primario fra tutte le creature. Ma nelle liriche di Claudio Damiani, nell’Ode al Monte Soratte in particolare, la montagna sostituisce di fatto il sole. Che cos’è, allora, questa montagna? Sigmund Freud fu un grande estimatore delle montagne: amava passeggiare a lungo d’estate per contemplare i paesaggi dalle Alpi (spesso proprio dall’Italia). Il suo imperativo di salire sulle montagne e mangiare le fragole, scritto in una lettera a un amico, è rimasto impresso come un invito ad astrarsi dal mondo per dedicarsi al piacere dopo una faticosa scalata. I significati della montagna possono essere molteplici: già nelle Sacre Scritture questo elemento paesaggistico assumeva ora la sede della dimora del Signore, ora le caratteristiche della malvagità. In Claudio Damiani il monte è quasi un soggetto da sfidare: «Tu te ne stai sopra e troneggi / ma io vengo fin lassù, cosa credi!». La montagna però corrisponde anche alla conoscenza del mondo, alla pienezza del tutto che si può raggiungere solo da una vetta, da lontano, dall’alto: «Tu vuoi farmi vedere tutto, sei come un bambino / e vuoi raccontarmi la tua storia». E in questo riferimento preciso alla storia della montagna si aggiunge un elemento metapoetico.

Ci possono essere senz’altro dei pericoli nei percorsi fino in cima: «Io avevo un po’ paura delle vipere / per la stagione e le erbe troppo alte / così abbiamo battuto la terra prima per allontanarle». Del resto, il monte non è perfetto: ha visto anche il passaggio delle streghe e dei briganti! Ma in queste pagine, come nel rapporto psicoanalitico, l’individuo sul sentiero è solo con se stesso e può essere attraversato da una fatica paralizzante: «Facevo molta fatica. Mi sono fermato / e mi sono seduto / in mezzo al sentiero, / tanto, ho pensato, / su questo sentiero / cammino solo io / non intralcerò la strada /a nessun altro» (straordinariamente novecentesco, qui, si avverte l’impasse per cui sembra che l’io poetico ammetta di poter intralciare la strada a se stesso: «non intralcerò la strada / a nessun altro»).

La montagna è la sede delle difficoltà da superare per arrivare fino all’ultimo tratto da scalare e rilassarsi, da soli o in compagnia, osservando il paesaggio celeste o terreno, con il cervello iperossigenato e i muscoli stanchi: via dai rumori, via dagli obblighi, via dalle incomprensioni. Si ha l’impressione, a tratti, che l’io poetico sperimenti un’identificazione con il monte stesso, una fuga da una condizione umana fragile e insoddisfatta: «Avrei voluto capire di più / e essere più amato, essere più capito / io stesso». Sono svariati i riferimenti all’infanzia come a uno stato di purezza e meraviglia, recuperabile solo con un concreto sforzo.

L’altro riferimento evidente dell’Ode al Monte di Claudio Damiani è la lettera al Ventoso di Francesco Petrarca, indirizzata al monaco Dionigi da Borgo San Sepolcro, che aveva regalato al poeta le Confessioni di Sant’Agostino. Anche qui, una montagna da scalare, anche qui, frequenti difficoltà che però non portavano a mollare la presa, ma a proseguire fino alla vetta. In entrambi i casi è una scalata che avviene con un familiare: Francesco Petrarca saliva sulle altezze insieme al fratello Gherardo, ben più sicuro di lui, Claudio Damiani invece si fa accompagnare dal figlio Antonio, di cui, grazie alla Nota che chiude la raccolta, conosciamo l’età attuale (12 anni) e l’età dell’epoca (al tempo della scrittura della poesia ne aveva 7). Il tema religioso appare chiarissimo nel verso conclusivo, in cui il soggetto si sente il bambino nel quadro Madonna Litta di Leonardo, come se non fosse sul monte nel ruolo di padre che accompagna un figlio, ma come figlio a sua volta.

Il dialogo Quadrara delle Aquile era già uscito nel libro-catalogo di Giuseppe Salvatori, Diomira, 1978-2006 (Galleria d’arte Marchetti, 2006). Si tratta di un dialogo sulle montagne, sugli alberi, sugli uccellini, si tratta di sospensione senza il senso delle vertigini perché sul monte ci si sente leggeri come angeli. Di nuovo un timido richiamo a San Francesco: «Le erbe erano umili», mentre due pagine più avanti Francesco viene finalmente nominato: si parla della necessaria sopportazione delle formiche, che subito saltano addosso quando si è sdraiati sull’erba. Occorre sopportarle seguendo l’esempio: «San Francesco negli ultimi giorni di vita aveva quel tormento dei topi, che lo infastidivano continuamente. Ma lui doveva sopportare».

Doveroso, alla fine, è spendere almeno due parole sulle meravigliose illustrazioni di Giuseppe Salvatori, non perché due parole bastino, ma perché chi scrive questa recensione non si intende particolarmente di storia dell’arte contemporanea. A ogni modo, i disegni neri che affiancano i testi di Damiani presentano stretti richiami con le macchie di Rorschach, il test finalizzato a scoprire la personalità degli individui attraverso associazioni a partire da macchie simili alle illustrazioni di Salvatori. Forse perché le montagne ci aiutano a scoprire noi stessi?

Ornella Spagnulo

Ode Monte Soratte Damiani

La recensione si trova all’interno della rivista letteraria “In Limine”, 2015, n. 11.

Il pdf è qui: Ode Monte Soratte Damiani. 

(In questa versione online, per comodità, ho eliminato le note).

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Cronaca di una convivenza ad Assisi e invito

09 martedì Giu 2015

Posted by ornella_spagnulo in Blog letterario, Cronaca di una convivenza, Eventi culturali Roma

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eventi Roma, Libri, San Francesco, Viaggi

Il libro è uscito da quasi un mese ma poverino è stato presentato solo una volta, per cui vado in giro come se non fosse niente. Le notizie però viaggiano veloci e qualcuno già mi presenta come una poetessa basandosi sulla fiducia, e a me non dà fastidio, anzi. Ho come un’ansia, la paura e la voglia di cambiare tutti i mesi e gli anni di anticamera e di scrittura privata con qualcosa di più luminoso. Per andare via da pensieri simili, il weekend scorso siamo stati ad Assisi.

Appena arrivata ho ribattezzato questo luogo la mia seconda patria, lodando la città di San Francesco, la patria della pace gemellata con San Francisco, Betlemme e Santiago di Compostela. Avvicinarsi ai luoghi sacri – la tomba, l’eremo, la Porziuncola – ha certo allontanato tutti quei fantasmi (l’avvio e la perdizione: l’avvio di cosa? E la perdizione verso dove? So le risposte ma sono troppo timida per volerle dire). Ma non mi ha risolto. Partendo, sono stata presa da alcuni demoni. Forse, perché il mio io non se ne voleva andare più.

La stanza era piccolissima e mi piaceva così. Il ristorante chiudeva la cucina alle 21:30, come se fossimo in un monastero meno rigido degli altri (o in un ristorante dagli orari assurdi). Sembra che il popolo di Assisi non metta molta cura nella preparazione dei piatti. A parte gli affettati, i salumi e i tartufi, la pasta era tremendamente scotta, la panna ovunque e i dolci così tanto dolci da farti sentire in palese colpa per averli scelti. Io, peccatrice come Ciacco.

Eppure, tutto quello che avevo chiesto a questa vacanza si è avverato. Per due giorni non ho pensato al libro, per due giorni mi sono sentita in nascita e ritrovata. Il punto più bello è stato l’Eremo delle Carceri, con la scritta “Silenzio. Rispetto. Decoro.”

Assisi blog

Vorrei portare un po’ di decoro nella mia vita, ma venti, acque agitate, nervi tesi la perturbano: non sono arresa, sono solo impreparata. Torneremo nell’armonia francescana, ad Assisi. Prima, non mi resta che provare a fare tesoro della pace mentale appendendo in salone una delle sue preghiere e nell’ingresso la scritta “Pace e bene” su una mattonella colorata. Che sia preghiera e comandamento.

INVITO

L'avvio e la perdizione Saturday Night

Mangiaparole sta a pochi passi dalla fermata della metro A Furio Camillo, a Roma.

Ci sarà Giuseppe Dolce, cantautore, ci sarò io, se tutto va bene, ci sarà un piccolo aperitivo, ci sarà Mangiaparole, questo caffè letterario romano, ci sarete voi? Sabato 13 giugno dalle 20 in poi: reading poetico e musica.

Ornella Spagnulo

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Elsa Morante. Lettere

02 lunedì Mar 2015

Posted by ornella_spagnulo in Blog letterario

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Blog Letterario, Elsa Morante, Scrittori

L’Amata. Lettere di e a Elsa Morante, a c. di DANIELE MORANTE, con la collaborazione di GIULIANA ZAGRA, Torino, Einaudi, 2012, pp. 663.

Elsa Morante lettere

Nella scelta di un titolo riuscire a rendere l’idea di un libro è un lavoro delicato: si butta qualcosa per dare spazio ad altro, si esalta un aspetto mentre si nasconde un tema importante. Ma il titolo ha sortito un effetto se riesce a incuriosire: e per questo carteggio L’amata è un titolo riuscitissimo, perché attira le lettrici e i lettori innamorati di Elsa Morante, nella promessa di ritrovare delle lettere piene d’amore verso la propria autrice prediletta. Fin dalle prime pagine, però, viene da chiedersi se la raccolta si sarebbe potuta chiamare anche in un altro modo, ovvero: L’amante. Non nel senso di colei che tradisce, ma nel significato antico di colei che ama (se non fosse già il titolo di un romanzo di Yehoshua, della Duras e di altri libri minori). Viene in mente allora un meno suggestivo Colei che amò, ma sarebbe stato decisamente troppo arcaico. È bello, in fondo, che il libro si chiami così, L’amata, ma dalla lettura delle lettere emerge una ben diversa realtà, molto più amara. Sia i romanzi che i racconti e le poesie della Morante sono stati lodati anche in alcune di queste lettere, è vero, ma la reale tristezza è che queste sono tra le sole lettere piene d’amore che si scorgono in queste righe.

Elsa Morante lettere

Dal carteggio pubblicato da Einaudi, Elsa Morante si rivela come una donna colma d’amore per il prossimo: un amore spesso frainteso, snobbato, non capito, lo stesso amore che, con più successo, riversava nei suoi romanzi. «Ma il segreto di tutto è che tu credi forse questo: che tu credi nel genere umano, ne hai ammirazione, senso della bellezza e eccezionalità umana: un modo raro, oggi, di guardare il mondo» (p. 290), le scrisse Italo Calvino a proposito del premiato L’isola di Arturo. Sì, i complimenti non mancarono per questa scrittrice che non rese gli altri, contemporanei e posteri, indifferenti al proprio passaggio nel mondo delle lettere. Ma dall’“amata” ci si aspetta di più, ci si aspetta una donna che sia stata amata e venerata, anche e soprattutto nella sua femminilità, umanità. Invece si trova una delusissima donna che si consola, scrivendo, dalla mancanza d’amore degli altri.

Fin dall’inizio del carteggio, si scorge un’Elsa Morante che non conosce argini nel proprio affetto, non conosce divieti – pensiamo all’amicizia con Luisa Fantini, disegnatrice e illustratrice. Le lettere firmate Elsa sono strabordanti dichiarazioni d’amicizia che finiscono con l’invio di un aiuto economico a vantaggio dell’amica Fantini, non certo l’unica elargizione di soldi a favore di amici testimoniata da questo carteggio, anzi. Le dichiarazioni d’affetto insomma venivano confermate spesso da azioni magnanime e più che amicali. In queste lettere in particolare, spedite presumibilmente tra il ’33 e il ’42, c’era un reale interessamento per Luisa Fantini, per il suo umore, il suo stato d’animo, per il suo lavoro e la sua esistenza, per poi arrivare al famoso invio di denaro molti anni dopo, nel 1965. Seguono le lettere del misterioso RTM, Richard, il fidanzato respinto che tanto galante non fu. Richard infatti ricoprì Elsa di insulti, offese che riguardavano addirittura la sua sfera professionale, e di cui abbiamo traccia. Diede alla Morante della «bugiarda» e della «puttana» (p. 82) ma lei lo perdonò cercandolo di nuovo, anche dopo il matrimonio con Alberto Moravia, per quello che sappiamo. Addirittura, nonostante tutti quegli insulti, fu la scrittrice invece a chiedere scusa a Richard (si presume nel 1957): per «una freddezza offensiva […] ti risposi con una lettera che sembrava piuttosto un bollettino ufficiale che una lettera d’amicizia» (p. 91).

Nel secondo capitolo del libro spicca la corrispondenza con il marito Moravia. Quasi tutte le lettere firmate dallo scrittore, molto placidamente, terminavano con un «Ti abbraccio», o con un «Con affetto», saluti che si addicono più a una conoscenza che abbia appena superato i limiti della formalità, e non a un marito appassionatamente innamorato. Verso il 1938, con tutt’altro stile, Elsa Morante gli aveva scritto: «Io vorrei avere i tuoi trent’anni e avere scritto quello che hai scritto tu. […] Io vorrei disperatamente essere te per essere te, forse solo così potrei dirti, entrare… Ma è difficile spiegarlo» (p. 137), una dichiarazione non tanto di amore, quanto di vera e propria venerazione. Poco più di dieci anni dopo gli lasciò le seguenti parole: «Vorrei poter lavorare davvero, o amare davvero, e sarei felice di dare a qualcuno o a qualcosa tutto quello che posso, purché la mia vita fosse compiuta finalmente e trovassi il riposo del cuore» (p. 147). Del resto, come tacere sul fatto che il carteggio tra i due sposi sia più che altro un rendiconto che ciascun coniuge fa dei propri spostamenti, e non uno scambio di lettere amorose? L’insoddisfazione della scrittrice era palese già nel ’38, a dir la verità, ben prima del matrimonio del ’41. In un abbozzo di lettera leggiamo: «Ogni giorno vedo degli esseri – e devo fingere che non m’importi di niente – e continuamente penso dove sarai, che cosa farai. Se a te importasse, non te ne saresti andato o a quest’ora saresti già tornato. Ma tu sei come un bambino, corri dietro a tutte le cose e mi sembra di vederti sulla piazza o sugli scogli. Corri dietro alla pittrice belga o a quelle due o all’altra di Anacapri, poi vieni e di nuovo scappi via» (pp. 138-139).

Le lettere più appassionate, però, furono senz’altro quelle indirizzate a Luchino Visconti. Il regista seppe tracciare un solco nel cuore della Morante, che ora si ritrovava pienamente nel ruolo di amante: da una parte con una relazione extraconiugale e dall’altra con la certezza, palese, di essere lei colei che amava, almeno all’interno di questa relazione. Le lettere di Elsa Morante al regista furono struggenti ricerche d’amore, mentre di Visconti non ci restano se non brevi messaggi. A contraddire l’apparente indifferenza di Visconti è la notizia, riportata dalla stessa scrittrice, che i due avrebbero parlato addirittura di avere un figlio insieme. Poi il nulla da parte di Luchino Visconti, mentre Elsa Morante gli scrisse e riscrisse bozze di lettere con minime variazioni, e di tanto in tanto fece parlare i gatti al posto suo, per invocare ancora il suo amore perso e cercare nuovi appigli. Sono carte strazianti, queste per Luchino Visconti, di un’intensità inaspettata.

Ma Elsa Morante sapeva essere anche dura nei giudizi: quando qualcosa non le piaceva, lo diceva senza mezzi termini. La schiettezza della scrittrice la portò a dare pareri negativi su autori come Natalia Ginzburg o Italo Calvino. Di entrambi apprezzava l’insieme delle opere, ma a ognuno seppe trovare un singolo difetto (nella fattispecie riguardo un’opera neanche mai pubblicata di Calvino, e a una commedia della Ginzburg).

Nel complesso, l’epistolario – corredato dalle meticolose e utili annotazioni di Daniele Morante e Giuliana Zagra – è una lettura più che interessante, per diverse ragioni. Consente di spaziare tra i più grandi intellettuali del Novecento italiano, conoscendone abitudini, idee, desideri e vizi. Permette di conoscere meglio le opere di Elsa Morante, perché ora ne sappiamo i retroscena e ne leggiamo i giudizi successivi, sia della stessa autrice sia di un nutrito circolo di lettori (e che lettori!). Ma poi questo carteggio apre anche ad altro: apre al mondo interiore di una scrittrice dal tono duro e dal forte cuore. Elsa Morante, che spesso si lamentò per la sua solitudine, aveva una carica di affetto che forse non trovava corrispondenze, e per questo si isolava in mezzo ai gatti.

Forse, il suo, fu un amore inadatto a raggiungere la felicità – amare senza essere ricambiati è una pratica frustrante e deleteria – ma utile, se così si può dire, per riempire di densità quel dolore che noi troviamo nei suoi libri. Forse non fu un amore abbastanza generoso, abbastanza concreto da saper ricambiare chi la amava, ma era un amore che sfarfallava in giro come una falena notturna e che aveva l’enorme difetto – difetto in questa società dove l’umiltà non è un valore e dove si accettano difficilmente le critiche – di dire sempre quello che pensava, anche a costo di criticare gli altri. Lei che, è vero, forse tanto umile non era. Ma Elsa aveva una consapevolezza di sé molto forte, e se la coscienza di sé stessa come scrittrice era alta, la sua opinione di sé stessa come donna era ben più triste (specie se prendiamo l’ultima parte del carteggio). Ecco allora che colei che amò chi non l’amava seppe scrivere (in una lettera a Wilcock del 1° ottobre 1967): «Insomma credo che la generosità e l’amore consistano nell’amare chi ci ama. Amare chi non ci ama è la cosa più facile del mondo, giacché chi non ci ama non ci chiede nulla» (p. 494). [Ornella Spagnulo]

Questa recensione si trova all’interno della rivista “La rassegna della letteratura italiana”, 2014, n. 2 (pp. 697-699).

Il pdf è qui: Academia.edu.

Elsa Morante lettere

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Casa Moravia

24 sabato Gen 2015

Posted by ornella_spagnulo in Blog letterario, Casa

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Alberto Moravia, Blog Letterario, Casa, case degli scrittori

Casa Moravia. Sabato mattina. Lui sta all’ultimo piano, con due splendide terrazze. Al citifono leggo: Fondazione Alberto Moravia. Salgo con l’ascensore e mi apre un signore alto e in carne, la guardia del corpo della casa di Moravia. C’è un libro aperto di fronte all’entrata, sotto a un grande quadro: è il quadernone degli ospiti.

Casa Moravia

“Entrò Carla; aveva indossato un vestitino di lanetta marrone con la gonna così corta, che bastò quel movimento di chiudere l’uscio per fargliela salire di un buon palmo” (Gli indifferenti)

Nell’ingresso i quadri proliferano: Schifano, Scialoja, persone, artisti amici di Alberto Moravia. Lungo il corridoio centinaia di libri, nel soggiorno centinaia di libri, ovunque libri, da Freud a Pavese, da Sciascia a Orwell, ma non è questo il punto, mi trovo nella casa di uno scrittore, mi dico, i libri devono strabordare. Anche i ritratti di Moravia strabordano, ce ne sono due giganti, più una fotografia. Lo studio è minimale, mentre nel salone ci sono cuscini con ricami di fiori sul divano chiaro. Ma nello studio c’è un tavolo da lavoro, una scrivania artigianale, fatta da un falegname e sopra l’immancabile fotografia. Posso sedermi qui? Chiedo, in imbarazzo.

Casa Moravia Museo

«Era stravagante e scontroso e un’amica mia andò a chiedergli: ma tu da grande che farai? E lui subito: lo scrittore di romanzi!» (testimonianza di Adriana Pincherle, la sorella. Moravia era uno pseudonimo).

Vado a vedere la camera da letto, con una valigia sopra: Moravia sta per partire, o è già partito, non lo so. Vado a cercarlo in una delle terrazze, i fiori sono rosa e stanno in salute. Qualcuno allora c’è, a parte il guardiano, o è lui che bagna i fiori di Moravia? In cucina, poi, mi rilasso, mi siedo, appoggio il mio quaderno sul tavolo. Allora, Moravia, dove ti sei nascosto? Mi invita e non si presenta, a casa sua poi! La porta del bagno è semiaperta, la apro del tutto; è vuoto.

Esco ripassando dall’ingresso ovviamente e lascio il mio commento sul librone: “Caro Alberto Moravia, caro scrittore, la prossima volta ti voglio vedere, incontrare, devo chiederti molte cose, perché io sono solo una bambina”. Saluto il buttafuori e gli faccio un sorriso, prendo l’ascensore: “Io l’ho visto Moravia”, mi dice la signora che è già dentro: “L’ho visto tra i tavolini di un bar”. Allora vado al caffè Rosati, ma non ci sono né lui né Elsa Morante.

Casa Moravia ritratto

Il romanzo d’esordio, Gli Indifferenti, fu pubblicato a spese di Alberto Moravia nel ’29.

Ornella Spagnulo

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Cronaca di una convivenza. Taranto, a 7 minuti di distanza da Alda Merini

11 domenica Gen 2015

Posted by ornella_spagnulo in Blog letterario, Cronaca di una convivenza, Poesia

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Alda Merini, poeti, Taranto

Ero alla Nazionale questo pomeriggio, a rileggere lettere e poesie scritte da Alda Merini per il critico su cui sto facendo le mie ricerche, Oreste Macrì.

 Alda Merini Taranto

Questa è la mappa.

Alda Merini Taranto

La striscia viola indica il percorso da via Pupino 2 a via Pupino 81, Taranto.

Da via Pupino 81 a via Pupino 2 sono 7 minuti a piedi. Una passeggiata nella parte interna di Taranto, nemmeno tanto interna poi perché ai due lati, tutti e due, c’è il mare. Via Pupino 81 è vicino a via Giuseppe Mazzini e via Principe Amedeo, che tagliano via Pupino, invece il civico 2 è vicino all’Ospedale militare, vicino anche a via Pitagora. A questo punto vi chiederete cosa ci sia a via Pupino che tanto mi interessa. Ora, niente. Prima, c’è stato. C’è stato che io vivevo con i miei nonni e mia madre a via Pupino 81 fino all’età di 3 anni. In quegli stessi anni, a via Pupino 2, quindi a 7 minuti a piedi sulla stessa strada, ci viveva Alda Merini con Michele Pierri, poeta suo secondo marito.

Mi viene da chiedermi se qualche volta, per caso, lungo via Pupino o nelle vie là intorno, mi sia capitato un incontro fortunato che io non ricordo, perché non ricordo praticamente niente dei miei primi 3 anni di vita. Niente di molto bello.

Oggi mi verrebbe da scrivere caro diario. Come se mi stessi davvero rivolgendo solo a me stessa. Altre volte lo ammetto ho scritto sul blog pensando di parlare con qualcuno, ricordando quali informazioni avevo scelto di condividere, qual era la cornice e tutto il resto. Ma oggi sono scarica, le mie batterie sono quasi finite e le devo ricaricare.

Per i miei genitori sarebbe una scoperta trascurabile, visto che secondo loro dovrei accantonare ogni velleità artistica e ripetono con tanto rammarico che “Oh non hai fatto gli studi giusti, non hai avuto le giuste insegnanti, il tuo futuro era nella matematica come è stato per tuo padre, lo avevi nel sangue”. Nel mio sangue ci sono ben altre cose, gli altri ideali stanno andando a farsi friggere ormai, tutti gli ideali tranne uno: la letteratura. Il mio sangue è aristocratico e disprezza un po’ il resto. L’unica cosa che il mio sangue concede al mio cervello è il riposo serale davanti alla rimbatelevisione. E ricorderò proprio ora la parte più sgradevole di tutta questa riflessione, il consiglio di mia madre di buttare via questo unico mio ideale (direi infinito perché sto leggendo Amore mio infinito di Aldo Nove, ma una debuttante non può usare certi aggettivi o almeno io non me li concedo, solo che ora sto con il mio diario). Era il primo dell’anno, mezzo mondo mi è scivolato addosso. Ora loro stanno con i parenti altrove ed è un bene, sono ancora arrabbiata e più che altro mi sento incompresa come non mi sentivo da anni anni e anni.

Mi dovrei mettere una maschera? Okay, ora si va a mangiare dai familiari quindi basta con le stronzate letterarie, basta con i poeti e i loro mille problemi, non menzioniamo gli scrittori, persone poco raccomandabili e dal lavoro incerto ma concentriamoci su…su…su cosa? Per me, oltre questo c’è il nulla. E non c’entra niente l’aggettivo ‘infinito’, neanche dell’infinito me ne frega più qualcosa, mi frega solo delle lettere scritte, tant’è che la mia più grande paura è che quando esco di casa vengano i ladri e mi rubino il pc.

Comunque, esternate le mie lamentele, sciacquati i panni non in famiglia ma sul blog (che si fa prima, e non devi neanche uscire di casa, qualcuno di sicuro ti capisce), enuncio con gioia la mia scoperta del giorno.

Una delle lettere di Alda Merini a Oreste Macrì indicava proprio l’indirizzo: via Pupino 2, Taranto, casa di Michele Pierri.

Oreste Macrì

Oreste Macrì a Otranto. Foto di Laura Dolfi.

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Fiera della piccola e media editoria. Resoconto di una blogger

06 sabato Dic 2014

Posted by ornella_spagnulo in Blog letterario

≈ 11 commenti

Tag

Blog, Blog Letterario, Editor, Scrittura

Fiera piccola e media editoria

Il pass e Virginia Woolf.

 

Daniele è via da 3 giorni per lavoro e qui è anarchia totale. Un po’ di equilibrio mi serve. In questo periodo per fortuna c’è la Fiera della piccola e media editoria a Roma – Più libri più liberi –. Ieri e avant’ieri ci sono stata, ho l’ingresso gratuito, ho rincorso workshop e altri incontri in qualche modo ‘formativi’: un resoconto di Cepell sullo stato della lettura nelle scuole, il self publishing (pro e contro, pro), il mercato della piccola e media editoria, la presentazione di un romanzo appena uscito di una piccola casa editrice, un workshop su come far trovare i libri online, uno su come costruire un sito con l’e-commerce (perché l’ho seguito? un mistero!), finalmente la presentazione della rivista Orlando Esplorazioni e abbiamo finito.

Fiera piccola e media editoria

L’editore Giulio Perrone e lo scrittore Paolo Di Paolo.

Ho mancato di sicuro altrettanti appuntamenti degni di attenzione, ma già questi sette incontri mi hanno regalato tante suggestioni e non è per retorica che lo scrivo (va bene, mi costringo a un po’ di ottimismo in più in virtù del decalogo della buona blogger: bisogna essere sempre un po’ positive! Almeno per contrastare questa solitudine dozzinale e nostalgia in cui sono piombata da quando il mio compagno è dovuto andare in Namibia per lavoro. Ci rimarrà fino al 19, i miei nervi sono tenuti a sopportare la lontananza e anche l’immenso vuoto di questa casa, libera, purtroppo, perfino dagli inquilini che stanno dall’altra parte del muro, e che almeno mi darebbero un senso di quiete, di presenza).

Torniamo a Più libri più liberi e diciamo che questo titolo forse è molto ottimista, troppo. Il solito retaggio culturale che associa la cultura alla libertà, libertà da chi? da cosa? e perché? non saprei. Anche oggi scrivo tardissimo, sono quasi le 23 e non ho sentito Daniele, per questo il mio umore è così labile, creativo. Ci siamo solo scritti qualche messaggio. Prima che partisse, ero contenta di potermi dedicare full time alla fiera dei libri romana, felice di dedicare più tempo agli amici, a me, libera di poter cucinare anche le verdure e di dormire senza essere costretta a mettere i tappi alle orecchie, perché Daniele russa. Eppure, questi vantaggi si sono dileguati in meno di 3 giorni. Il tempo di Gesù per resuscitare, io l’ho impiegato per scivolare in un baratro infernale. Ma la fiera mi sta salvando! Più libri più liberi, è giusto, in fin dei conti. Più libri hai più sei libero di leggere, meno libri hai meno puoi leggere, più tristezza, al limite ti puoi sempre andare a infognare in una biblioteca pubblica, dove ti fanno leggere, leggere, leggere ma poi i libri non te li puoi portare a casa, non sono tuoi e per costruirti una biblioteca personale non hai niente altro da fare che comprarli. Almeno per il gusto di poterli sottolineare! Un vantaggio inesprimibile, quasi pari a quello di piegare le orecchie delle pagine migliori e di annotare parole di getto.

Durante le affollate ore della fiera ho potuto 1) salutare un grandissimo scrittore e sapere per quale motivo si è cancellato da Facebook (per qualche ragione strana, la sua assenza mi pesava molto), 2) salutare una brava editor che ha un carattere meraviglioso, per quello che conosco di lei, 3) rivedere un caro amico, che nel frattempo è diventato editore, ma che non è l’editore del romanzo in pubblicazione per intenderci (ah, uscita prevista: fine gennaio) e raccontarci tante tante cose che sanno di vita, di sincerità e ammirazione, citando naturalmente, durante l’incontro, la canzone “Incontro” di Guccini, 4) incontrare per caso un’amica che non vedevo dai tempi della laurea triennale alla Sapienza, per poterci dire cosa abbiamo fatto nel frattempo e cosa stiamo cercando ora, 5) conoscere una simpatica ragazza che ha collaborato nello stesso sito dove ho scritto anch’io per un bel po’ di tempo e che ho visto crescere (ci siamo inevitabilmente lamentate per le condizioni di chi lavora nel campo della cultura in Italia, scambiandoci i contatti), 6) rivedere un vecchissimo amico a uno stand, un architetto, e chiedersi che cosa ci facesse seduto dietro a uno stand, per scoprire che si è fidanzato con una editor, e che è rimasto architetto, 7) essere additata davanti a una cinquantina di persone come una specie di nerd (questo è accaduto durante il workshop su come trovare i libri online), 8) incontrare una persona che ha creduto in me quando scrivevo sul sito di cui sopra, curando un blog con i miei racconti. Lui era il mio editor e ora è dottorando di ricerca: si è a quanto pare consacrato alla critica letteraria.

Non ho altre suggestioni da raccontare, è troppo tardi e questo post è troppo lungo per essere letto da qualcuno fino alla fine. Forse uno o due lo leggeranno fino alla fine? Daniele? Forse no… lo scoprirò nei prossimi giorni dalla lettura delle statistiche, se nessuna verrà dall’Africa non mi avrà letto, pazienza, non chiedo attenzioni come una bambina. La domanda ora è: quando finirà la fiera Più libri più liberi, che farò?

Ornella Spagnulo

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Caduta del muro di Berlino. Da “The Wall” di Ornella Spagnulo

09 domenica Nov 2014

Posted by ornella_spagnulo in Blog, Blog letterario

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Berlino, Blog, ebook, muro di Berlino, Pink Floyd

Caduta del muro di Berlino

BERLINO

Is there anybody out there?

(Pink Floyd, Is there anybody out there?)

Caduta del muro di BerlinoCaduta del muro di Berlino

Berlino è fatta di foto di due realtà diverse: come due sovrapposizioni. Da un lato l’arte, dall’altra il conformismo. Berlino mi sembra quella città che mi trovo a vivere pur non essendoci mai stata. La vivo nella mia identità: con quel muro sbriciolato, fatto a pezzi, dopo la resa amnistia tra comunismo e filo conformismo occidentale, percorsa da punk, piena di tolleranza e naziskin. Berlino: la mia dicotomia interiore, che mi fa vivere in un Occidente scarno di ideali, io timidamente intrappolata in richiami dello spirito che non riesco a trattenere. E allora grido alle ingiustizie e mi vesto di bianco e mi sporco la camicia, e allora mi ribello con lo Stato che è una truffa e con i politici che sono con lui, e con questo sistema stanco di pragmatismi, mi libro come fossi in Oriente, e a dirla tutta, neanche il comunismo mi soddisfa, troppe regole e troppi divieti. La mia forma dell’essere è l’anarchia, e si vede nei miei rapporti sociali dove di maschere non riesco a metterne e posso farti un sorriso come farti capire amabilmente che mi stai prendendo in giro e me ne accorgo, posso sfogarmi sia per miei errori, sia per i tuoi, arrabbiarmi non vale niente, lo so, eppure lo faccio con tutta me stessa per tornare più vuota, con sensi di colpa che mi mangiano le budella e in fin dei conti sono io. Con quella Berlino che è il mio modello: se una città è riuscita a sopravvivere a un muro che l’ha divisa in due per anni, perché non dovrei riuscirci io, che il mio muro mi ha percorso per anni?©

Da The Wall (2012) di Ornella Spagnulo.

Link Amazon.

Una delle recensioni e informazioni.

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C’è posta per i lettori e le lettrici del blog

26 domenica Ott 2014

Posted by ornella_spagnulo in Blog letterario

≈ 4 commenti

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Blog, Blog Letterario, romanzo

Ornella Spagnulo

Testo della lettera:

Cari amici e amiche,

sono contenta di dirvi che il mio primo romanzo è in corso di pubblicazione. Presto il blog avrà una sezione tutta dedicata al libro.

Vi chiedo scusa, ma sospenderò per un breve periodo i racconti di Cronaca di una convivenza per mancanza di tempo.

L’avventura con voi è sempre fantastica.

Un abbraccio,

Ornella

blog letterari Ornella Spagnulo

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Roma è una bugia troppo bella

22 lunedì Set 2014

Posted by ornella_spagnulo in Blog letterario

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Filippo La Porta, recensioni, Roma è una bugia

Roma è una bugia è un libro dedicato a luoghi, sentimenti e citazioni letterarie. Filippo La Porta ci porta a spasso per una città che fondamentalmente sente sua. Forse i tre traslochi, sempre interni alla capitale, gli hanno permesso di abbracciare la totalità di Roma – e non solo una parte. Il critico racconta infatti di avere abitato sia ai Parioli che a Monteverde vecchio, e in zona Piramide-Aventino.

Per chi non è romano, molte caratteristiche di questo enorme agglomerato possono spaventare. La grandezza, appunto, si può tradurre in dispersione, il menefreghismo dei romani, il loro modo di deridere tutti, la strafottenza e una certa superbia intrinseca scoraggiano gli ‘immigrati’, italiani o stranieri che siano: per fare pace con questo tipo di atteggiamenti la lettura di Roma è una bugia è vivamente consigliata. Il critico letterario spiega pazientemente ogni comportamento ‘spigoloso’ e mette in luce gli aspetti positivi del romanaccio, come quel “rapporto di stupore verso il mondo”, che si traduce con l’espressione “Anvedi”.

Ma non è certo solo una guida attraverso i caratteri, questa di La Porta, anche se le psicologie ne prendono una parte. Come ogni buon libro su una città dovrebbe fare, Roma è una bugia è un tour guidato attraverso monumenti, centri d’interesse, quartieri e palazzi, non solo l’insieme dei punti nevralgici della città, quelli spiattellati un po’ dappertutto, che anche gli spagnoli o gli americani conoscono benissimo già prima di partire per Roma caput mundi. E insieme alla geografia, la letteratura va volentieri a braccetto in questi capitoli. Piazza del popolo, per esempio, la piazza dei pioppi, è descritta come la zona più frequentata dall’indimenticabile scrittrice Elsa Morante. Roma è una bugiaVia Merulana non è solo la strada su Colle Oppio, ma l’indirizzo di un capolavoro di Carlo Emilio Gadda.

La cosa più bella, in tutto questo, è che l’autore non si nasconde. Quindi i romani, i luoghi mitici o meno conosciuti, gli scrittori che passarono o passano dalla capitale non servono a Filippo La Porta per mascherarsi, alzare muri, descrivere senza donare qualcosa di sé. Per questo Roma è una bugia non è una bugia, in fin dei conti. Anche il narratore compare in prima linea, e racconta le vicende della sua adolescenza, tra lotte sessantottine e momenti indimenticabili, come quando ha assistito al concerto di Jimi Hendrix. Roma è una bugia

E se “dalla finestrella rotonda del Pantheon piove una luce metafisica”, da Roma è una bugia piove la stessa luce. Una luce pronta a illuminare i tratti migliori e peggiori di un popolo orgoglioso, i particolari e la storia di certi posti meravigliosi, le frasi e le esperienze di autori che fanno parte della storia della letteratura e aneddoti e pensieri autentici di un critico che riesce ad analizzare una città come se fosse un romanzo. Allora sì, Roma è una bugia è una bugia come tutti i libri sono bugie, bugie parziali e quasi inesistenti che non riescono a nascondere le loro verità.

Roma è una bugia

Ornella Spagnulo

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Dritto al cuore: l’antologia che dona il ricavato ai bambini ricoverati in ospedale

22 lunedì Set 2014

Posted by ornella_spagnulo in Blog letterario

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Donazioni per il Bambin Gesù, Gialli, Riccardo Bruni

Con Dritto al cuore (Galaad Edizioni) un’antologia di gialli e noir per la prima volta destina il ricavato al progetto “Mettici il cuore” dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Tra gli autori c’è anche Carlo Lucarelli.

Ho intervistato Riccardo Bruni, uno degli autori presenti nell’antologia.

antologia dritto al cuore1) Quali sono le tue sensazioni rispetto a questo libro? Hai sentito qualcosa di diverso, dentro di te, al suo lancio? Un’apprensione maggiore verso le vendite o l’annullamento di quel ‘senso di colpa’ che prende a volte gli scrittori e gli artisti?

È stato un attimo. Uno dei curatori del libro è Igor De Amicis, con il quale ho condiviso l’esperienza di You Crime per Rizzoli Lab. Ha scritto un messaggio su Facebook per reclutare aderenti e mi ha taggato. I progetti collettivi mi sono sempre piaciuti, credo molto nelle pratiche collaborative. Di Lucarelli l’ho saputo in un secondo momento. Nel libro, poi, ci sono altre vecchie conoscenze come Marco Donna, Cristiano Tanduo e Fabrizio Fulio Bragoni che sono stati altri compagni di viaggio di YouCrime e di una bella serata milanese di cui prima o poi dovremo scrivere un sequel. Tutti gli altri spero di conoscerli, prima o poi, a giro di qua o di là. Sulle vendite posso solo dire: spero che la cosa vada bene, ma i libri in generale sono un pessimo modo per fare soldi, il che, però, aggiunge all’impresa un fascino tutto suo. L’unico senso di colpa che ho è di non essere riuscito ancora a partecipare a una presentazione, ma appena capita l’occasione giusta prendo e parto.

2) È la tua prima opera di beneficenza oppure hai già prestato volontariato o fatto qualche altra donazione importante? (Chi si loda si imbroda, d’accordo, ma non si devono neanche nascondere le buone azioni).

Lavoro da un pezzo nel mondo dell’editoria e qui di volontariato se ne fa parecchio, in generale. Scherzi (mica tanto) a parte, quando faccio una donazione mi appoggio ad associazioni che si occupano di queste cose. Sai che si tratta di una goccia, che cerca di rimediare con pochi mezzi là dove è la politica che dovrebbe intervenire ma, purtroppo, non lo fa e quindi quelle gocce diventano ancora più preziose.

3) Sei passato dal self publishing all’editoria tradizionale. Questo ha cambiato in qualche modo la tua ‘percezione’ di te? Ti senti più riconosciuto come autore?

Non è stato un passaggio definitivo, diciamo che sono rimasto in una zona ibrida. L’autoproduzione in digitale è una frontiera aperta, un luogo stimolante e in pieno fermento. È dove gli editori stessi cercano le novità più interessanti, che scelgono la via del selfpub anziché rimanersene ad ammuffire su qualche scaffale in attesa di una lettura. Una sola lettura, che può deciderne l’esito. Lavorare con un editore è diverso perché ci sono altre persone che si occupano del resto, e quando girando in libreria ti trovi davanti al tuo libro e gli fai una foto di nascosto per farla girare su Twitter ti rendi conto che se ne stanno occupando bene ed è una bella sensazione. Sono dimensioni diverse, per me complementari. Considera che ho pubblicato in ebook il mio romanzo Il Leone e la Rosa dopo che per anni era rimasto fermo in attesa di pubblicazione per un editore e in pochi mesi circa duemila persone lo hanno acquistato per il loro Kindle. Alla fine è questo che fa di te un autore, il fatto che ci siano persone che leggono le cose che scrivi, al di là del supporto su cui sono pubblicate.

4) Con il tuo ultimo romanzo pubblicato, Nessun dolore (Effequ), tra i metodi di promozione la casa editrice ha scelto anche il blog tour. Nella tua esperienza finora qual è stato lo strumento più immediato e concreto per vendere, in assenza di una massiccia distribuzione?

Il blog tour è stata una grande idea. L’ufficio stampa della Effequ si è dato da fare e le cose hanno iniziato a girare. Nel mondo del digitale credo che sia un sistema molto efficace. Anche per Zona d’ombra la presenza nei blog, quel famoso “passaparola online”, ha contato molto. Ma nel mondo della carta, a meno che tu non sia l’autore di punta di una grande casa editrice che riempie le librerie con quantità imbarazzanti del tuo libro impilandone copie ovunque (il che accade ai miei libri solo nella libreria Bastogi di Orbetello, dove mi vogliono bene), il modo più efficace di vendere è sempre la presentazione “live” con la bancarella e i libri in esposizione. Se poi alla fine c’è anche qualcosa da bere ancora meglio. Per il lancio di Nessun dolore, per esempio, la Effequ ha organizzato una festa che ci ricorderemo tutti per un bel pezzo.

5) Quali sono le ragioni emotive della tua scrittura?

Credo che alla fine scrivere sia un modo per fissare delle cose. Ha a che fare sia col desiderio di trasmetterle sia con la consapevolezza che è attraverso questo scambio, questa trasmissione, che le farai tue per sempre. Hai un’idea, una visione, ti sembra di aver capito qualcosa di importante e cosa fai? La scrivi. La scrivi per gli altri, per raccontarla a loro, come quando sei per strada e vedi qualcosa di assurdo e appena passato il momento subito cerchi qualcuno a cui raccontarlo. Ed è lì, in quell’attimo, proprio quando fai da tramite e la consegni a qualcun altro che quella cosa diventa tua. È come un viaggio di andata e ritorno. E questo vale sia per un servizio di cronaca sia per un racconto.

6) Cinque regole d’oro per un buon giornalista (possono riguardare lo stile ma anche l’insieme del carattere e delle virtù in generale).

Cinque sono tante, ne basta una: cercare sempre la verità. Questo deve essere il tuo faro. Ci sono sempre interessi in ballo e ognuno pretende di imporsi, di condizionare il tuo punto di vista e il tuo lavoro. Ma l’unico impegno che deve riguardarti è sempre la ricerca della verità. Se segui questa regola non sbaraglierai mai.

7) Torniamo a Dritto al cuore: sai per caso a quanto ammontano le vendite finora? (Speriamo che crescano. Bravi!)

Il libro è uscito da poche settimane e per avere dei dati ci vorrà ancora un po’. Ma se riusciremo a rendere migliore anche un solo momento a uno dei piccoli pazienti del Bambino Gesù, allora avremo fatto il nostro lavoro.

donazioni per il bambin gesù

Visitate il sito della campagna www.metticiilcuore.net: è fatto bene e fa bene.

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Guerriere di Elisabetta Ambrosi. Essere mamma e giornalista

12 venerdì Set 2014

Posted by ornella_spagnulo in Blog letterario

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Blog, Elisabetta Ambrosi, essere mamma, Guerriere

Estratto dal nuovo libro di Elisabetta Ambrosi, Guerriere, Chiarelettere Edizioni, uscito ieri, 11 settembre 2014.

La mia giornata

Elisabetta Ambrosi giornalista

“Mi alzo alle sei e mezzo senza bisogno di sveglia: il mio Super-io mammesco-lavoratore fa tutto da solo. Sguscio fuori dal letto cercando di non fare rumore e tentando in ogni modo di non urtare la sagoma di mio figlio Paolo che ogni notte, quando la paura di crescere si fa acuta, si alza come un sonnambulo scavalcando le pile di giocattoli – incredibilmente non inciampa mai – per venire nel lettone, nonostante i vani e ripetuti tentativi di applicare il metodo Estivill sui letti separati: la vita è sempre un’altra cosa.

Ingurgito un caffè e realizzo che il latte in frigo non basterà a riempire il biberon e che mi toccherà fare un’aggiuntina di acqua sentendomi per l’ennesima volta una madre sciagurata e, approfittando del pochissimo tempo di solitudine che mi resta, leggo veloce i giornali, dove si racconta di quello strano mondo parallelo che si svolge tra Palazzo Montecitorio e i salotti tv.

Un passo felpato mi avvisa che il quattrenne si è alzato: eccolo arrivare in pigiama spaiato e ciuffo barbarico a reclamare come suo diritto acquisito, da cui è impossibile retrocedere pena il ricorso alla corte costituzionale dei bambini, biberon e cartoni animati.

Mentre scorrono i barbatrucchi dei Barbapapà, e il loro mondo fantastico dove tutto è facile da ottenere perché ci si può trasformare a piacimento (chissà come sarebbe bello il sesso avendo un barbacorpo), ho già il computer acceso e consulto l’Ansa in cerca di notizie da commentare sui miei due blog: per quello pop scelgo il tradimento, argomento facile che tira sempre, per il blog politico l’ultimo rapporto Istat, dove si racconta che nessuno fa più figli perché costano troppo.

Questo con gli occhi, perché le mie orecchie sono tese a intercettare la pubblicità e cambiare canale, ma non solo per Paolo: l’insopportabile réclame di Sofia la Principessa alle sette del mattino può rovinare la giornata persino al più caparbio sostenitore dei ruoli tradizionali (lei è una principessa che sta nel castello e deve sedurre un principe avventuroso che se la spassa per il mondo)”.

Per gentile concessione dell’autrice Elisabetta Ambrosi.

essere mamma e giornalista

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Cronaca di una convivenza. Il mio primo romanzo

11 giovedì Set 2014

Posted by ornella_spagnulo in Blog letterario

≈ 6 commenti

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Blog Letterario, cronaca di una convivenza, Scrittura

Non sto nella pelle. Ho trovato un editore e il romanzo su cui ho sudato di più sta per prendere le sue gambine e lasciarmi, per esplorare nuovi mondi. So che il testo non sarà più mio d’ora in poi, ma alla mercé di chi vorrà interpretarlo, e non mancherà chi lo liquiderà come inopportuno tra i libri del suo scaffale, ma ci sarà anche chi lo regalerà, spero, perché gli sarà piaciuto, chi forse ci piangerà, chi si ritroverà, come mi è successo con questo blog. È un testo che ha visto varie versioni di se stesso.

Sola con una fotografia ora è un titolo molto lontano dalla mia vita, ho abbandonato la fotografia e la solitudine da tempo. Magari non sarà tra le pile della Feltrinelli, la casa editrice è piccola, ha 3 anni d’età, e non può comprarsi le vetrine dei librai, ma sarà da qualche parte, almeno, in qualche luogo fisico. Si parla di presentazioni, chissà se verrà mai qualche  lettrice o lettore del blog? Io ci spero. Ma mancano ancora mesi.

Daniele è stato felicissimo quando gliel’ho detto. Poi ho chiamato i miei genitori, e ho mandato qualche email. Mi sento ancora frenetica. Mentre l’editore parlava, anche se sapevo bene che non era un editore a pagamento, tra me e me pensavo: “Ecco, ora mi dirà che devo contribuire alle spese della casa editrice”. Non sembravo visibilmente contenta credo, perché sono anni che scrivo di nascosto, mando manoscritti, mi rendo conto che fanno schifo, allora li riscrivo e poi li lascio riposare, e li invio di nuovo e aspetto. Le risposte finora erano state poche, qualcuna gratificante ma senza arrivare a nessun risultato finale. Alcuni consigli, più che preziosi direi, li ho afferrati; anche i rifiuti mi sono serviti. Per far crescere quei canovacci.

Intanto, mi preparo per l’evento del 27 settembre, con la redazione di Viva, una rivista in carne e ossa, per la ‘puntata’ su poesia colta e poesia popolare. Il mio intervento sarà su Alda Merini.

Gli aggiornamenti continueranno su questo blog. Siete contenti insieme a me?

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