Ornella, ho letto solo la Lettera apetta ecc e ora con calma leggerò il resto, ma mi sono già iscritto al blog 🙂
Angelo
Mi hai ricordato la poesia della mia “idola” Wislawa Szimborska sui curriculum, che senz’altro avrai letta ma che merita sempre di essere riletta (bene diceva Borges che rileggere è più importante che leggere, ecc), questa:
<>
Cos’è necessario?
E’ necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si è vissuto
il curriculum dovrebbe essere breve.
E’ d’obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e ricordi incerti in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all’estero.
L’appartenenza a un che, ma senza perché.
Onorificenze senza motivazione.
Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l’orecchio scoperto.
E’ la sua forma che conta, non ciò che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.
Ciao Angelo, grazie, conoscevo questa poesia di Wislawa Szymborska, la dovrebbero leggere tutti quelli che finiscono l’università o che comunque si avvicinano al mondo del lavoro (“Il fragore delle macchine che tritano la carta”).
Ornella, ho letto solo la Lettera apetta ecc e ora con calma leggerò il resto, ma mi sono già iscritto al blog 🙂
Angelo
Mi hai ricordato la poesia della mia “idola” Wislawa Szimborska sui curriculum, che senz’altro avrai letta ma che merita sempre di essere riletta (bene diceva Borges che rileggere è più importante che leggere, ecc), questa:
<>
Cos’è necessario?
E’ necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si è vissuto
il curriculum dovrebbe essere breve.
E’ d’obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e ricordi incerti in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all’estero.
L’appartenenza a un che, ma senza perché.
Onorificenze senza motivazione.
Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l’orecchio scoperto.
E’ la sua forma che conta, non ciò che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.
Ciao Angelo, grazie, conoscevo questa poesia di Wislawa Szymborska, la dovrebbero leggere tutti quelli che finiscono l’università o che comunque si avvicinano al mondo del lavoro (“Il fragore delle macchine che tritano la carta”).