Le Nuove Terzine di Ornella Spagnulo, tra quotidianità e lirismo
di Angelo Gasparini
Nuove terzine è la prima raccolta poetica di Ornella Spagnulo. Le terzine in questione, è bene specificarlo, non sono quella della tradizione dantesca che, più recentemente, hanno conosciuto come massimi esponenti Giovanni Pascoli e Pier Paolo Pasolni, ma si tratta di terzine polimetriche. Questa scelta è, indubbiamente, mossa dal fatto che una metrica di questo genere consente alla poetessa di riprodurre i più intimi moti dell’animo umano.
La Spagnulo punta a scandagliare lo spirito nelle sue corde più sensibili, come il rapporto di coppia, la fede, il rapporto con gli altri, l’Ego e il Superego , la denuncia sociale e la riflessione sulla vita quotidiana e sul rapporto e la natura delle cose. La condizione femminile, tra spiritualità e quotidianità, è sicuramente centrale nella poetica della nostra autrice.
Le terzine in analisi, va sottolineato, sono componimenti alquanto sui generis, non solo perché non rispondenti ai canoni della metrica classica ma, e soprattutto, per i contenuti e i toni che muovono l’intera raccolta. Se da un lato assistiamo a una scrittura incline al gusto del frammento, dall’altro appare piuttosto immediato che si tratti di un frammento circoscritto in uno spazio metrico ben preciso, cioè la terzina. Questo in primis. In secundis, la polimetria, che in prima battuta, può sembrare un mezzo, in realtà è un fine poiché rispecchia gli andamenti umorali di chi scrive; sensazioni che vanno dal fideismo fervente alla satira ironica nei confronti della psicoanalisi. L’ironia, la passionalità e la riflessione/introspezione, in conclusione, sono i sentimenti che prevalgono nell’intera raccolta.
Stilisticamente parlando, i componimenti si segnalano per il gusto dell’inciso, dell’epigramma, della provocazione e della sentenza. Che l’autrice sia una persona colta lo si nota leggendo tra le righe dove, a mio avviso, è facile scovare l’influenza di San Francesco (nelle terzine religiose), di Oscar Wilde (nei componimenti provocatori e sentenziosi) e dell’ultimo Montale (nelle poesie di stampo ironico).
La lingua utilizzata è una lingua prevalentemente semplice, tendente al colloquiale e al discorsivo, ma con il botto quando non te lo aspetti. Il lessico, ultima analisi, risente della variegata formazione dell’autrice e della contaminazione linguistica dei giorni nostri: a mezza via tra letterarietà, quotidianità e speculazione filosofica.
Sempre più spesso, questo genere di componimenti viene paragonato all’haiku, senza tenere conto della normatività intrinsecamente connessa al genere per forma e metro. Queste nuove “Odi barbare” vengono eluse da Ornella Spagnulo che, grazie all’escamotage della polimetria, riesce ad adattare il verso alle occasioni del vivere e dello scrivere rendendolo, in questo modo, più lirico e palpitante.
“La consistenza del silenzio
non è neve che si posa,
ma grazia che ci è data.”
Angelo Gasparini, poeta
Angelo Gasparini insegna francese, spagnolo e inglese, è traduttore dall’italiano al francese e collabora con il sito di cultura Flanerí ( www.flaneri.com). Negli anni ha scritto su diverse riviste e testate giornalistiche.
Ha pubblicato “Sereno Altrove” nel 2011 e “La via del grano” nel 2012, con la casa editrice Edizioni Ensemble.
Nel 1996 ha ricevuto il primo premio nazionale al concorso di poesia “Fuori l’Idea”. Nel ’99 il terzo premio nazionale al concorso “Federico Ozanam”. Ha ottenuto anche il secondo e terzo premio nazionale al concorso Cittadella Poesia (rispettivamente, nel 2010 e nel 2011).
Cara Ornella, complimenti per le tue Nuove terzine.
Volevo mandarti un mio breve componimento (niente a che vedere con le tue poesie, io sono solo un dilettante!).
Si intitola: “La notte che ci guardammo in faccia la prima volta”
La notte,
lì dentro,
lì sotto,
era gialliccia.
Solida.
Una crema di batteri, di virus, di germi ingrassati,
che noi frullavamo con le pernacchie dei nostri scappamenti.
“Per cortesia basta”, diceva una voce.
Veniva veloce, ventosa vegliava
sul mio poetare incerto.
E la notte si annunciava chiara,
mentre il tempo ci avvolgeva,
come una coperta su corpi
che non sanno più
chi è
che muore.
Ciao Renato, sperando di fare cosa gradita ho approvato il commento per pubblicare la tua poesia, qui, e per farla leggere. Il “poetare incerto” si può sempre raffinare. Non sono nessuno per dirlo, prendilo come una chiacchiera amicale, ma la scrittura con la pratica si fa più intensa, migliora, e anche con la vita migliora! Spesso eventi importanti (vedi Dante con l’esilio) ci portano a darci completamente all’atto dello scrivere, come se non esistesse nient’altro. E così dev’essere! (Sempre secondo me…). Per cui, continua! Mi piace la fine di questa poesia, questo dolore che si sente lontano – o vicino. Mi piace l’allitterazione della v in quel verso, rende molto a livello onomatopeico. Per cui non indugiare, abbi fede in te. La poesia ci serve anche a capire delle cose di noi stessi. Ciao!
È verissimo quello che dici sugli eventi che portano a scrivere! Mi ricordo che all’epoca un mio compagno di scuola aveva preso una serie di brutti voti in matematica (la professoressa era una str…!) e la madre del mio amico per punizione gli aveva tolto il Sega Mega Drive per due mesi. Lui ci rimase molto male, ma scoprì il piacere di leggere, ma soprattutto di scrivere. Oggi, grazie a quella professoressa, il mio amico pubblica dei libri molto venduti. Incredibile, no? 🙂
Un saluto e complimenti per la verve poetica (ti suggerisco di approfondire alcuni componimenti del poeta Rissa sul ruolo dell’oltretomba nella poesia)!
Credibile invece!! Se vivessimo con meno tecnologie attorno…Ho iniziato a scrivere le terzine quando ho chiuso con la tv. Ti ringrazio molto per i complimenti, fanno piacere. Mi sono annotata il poeta che mi proponi di approfondire.
Mi sembra di cogliere, nella strepitosa poesia di Renato, certi riferimenti alla tua poesia, cara Ornella. Non trovi?
Quando parlavi del tuo rapporto con la ginecoloca, quella fisicità dirompente, quel senso di realtà portato alla sua cifra più dura.
Qui un mio breve componimento:
Svegliarsi, e poi
Colazione
Colpito da raggi catodici
Ed è subito Corriere della Sera(.it)
Si chiama Art appropriation
Continua così, Ornella!
Ciao Angelo! grazie!!! Mi scuso per la brevità ma qui si è fatta davvero (Corriere della) Sera! 😀
Per caso mi sono imbattuta in questa pagina e sentendo odore di poesia non ho potuto non trattenermi. Complimenti Ornella per le tue terzine, devono essere davvero emozionanti per suscitare una recensione così bella! E complimenti anche a Renato per l’umiltà con cui propone la sua opera. Anch’io scrivo poesie, ma con meno talento. Mi servono comunque per lenire la mia straziante solitudine, che si fa di giorno in giorno più soffocante. E così ecco una mia poesia:
Pioggia
guardo le gocce sul vetro
penso che lui non c’è
e neanche io ci sono
Serena
Ciao Serena, mi dispiace. Un solare abbraccio. Stanno arrivando giornate di sole! Kiss
Ciao, scusa se intervengo di nuovo, ma ho notato una cosa che mi lascia perplesso.
Credo che la poesia sia una cosa seria e non per tutti. Vedo qui un proliferare di sedicenti poeti (con tutto il “””rispetto””” dei volenterosi Renato, Angelo e Serena) e non mi sta bene. Non vorrei ricercare la spiegazione nella china superficialistica che ha preso il nostro amato Stivale, ma lasciamo fare la poesia a chi sa il fatto suo (naturalmente ti includo fra questi!!!).
P.S.: io pure ho qualche verso nel cassetto e sto meditando se aprire un blog, hai qualche consiglio da darmi??? Grazie, un big kiss.
Non voglio approfittare della cortesia di Ornella né degli spazi del suo interessantissimo blog, però non posso non sentirmi chiamato in causa dal sedicente Max80.
Non dico certo di essere un poeta, come Ornella o come chi ha scritto “non dico più di esser poeta, non ho utopie da realizzare” e stare a letto il giorno dopo è davvero la mia unica meta, ma scrivere fa parte del mio modo di vivere, caro il mio Max80. Accusarmi tra quanti conducono alla rovina lo Stivale mi sembra piuttosto arrogante, visto che neanche mi conosci. Io ero in Piazza a Montecitorio l’altro giorno, col cuore, per protestare contro la Casta che ci succhia soldi e passione. Ho votato un po’ per tutti, poi ho smesso perché sono ladri e non voglio essere loro complice, neanche con una croce su un pezzo di carta. Come vedi, io mi oppongo come posso alla rovina dello Stivale. E, se il governo l’unica cosa che sa fare è aumentare le tasse, io l’unica difesa che ho è quella di non pagarle, ma non per me, ma come segno di protesta e di difesa per la cultura per cui invece lo Stato non fa niente, non aiutando i tanti giovani, validi, scrittori, pittori, registi, fotografi, attori (come in teoria sono anche io) che rimangono nell’ombra perché la destra, la sinistra, il centro, non fanno altro che togliere fondi.
Se pensi che sia superficiale sei tu ad esserlo. Aprilo il blog, vediamo quanto valgono le tue “”””””””””poesie”””””””””””””. Ricorda però che, come diceva Benito Croce, “fino a 18 anni tutti scrivono poesie, dopo continuano solo i poeti e i cretini”. Tu credi forse di essere un poeta? Beh, vedremo, io non credo.
Riporto l’opinione-risposta di Renato a Max. In questo frangente faccio da moderatrice, ok? 🙂
Mi sembra che stiamo abusando della pazienza della poetessa (lei sì, per Dio) Ornella.
Della tua risposta sono d’accordo solo sul non pagare le tasse, uno strumento per me, nell’epoca di Facebook, anacronistico a dir poco.
Per il resto tornerei alla Poesia, con la p maiuscola come quella che si può leggere in questo blog, e lascerei da parte inutili diatribe, risolvibili con un facile appuntamento a due all’arma bianca (le “nobili lame” di cui già parlava Cavalcanti), per lasciarci trasportare dalle parole e dai suoni dei versi della Poetessa.
Mi scuso ancora per aver disturbato la povera Ornella, costretta a fare da moderatrice (sic!).
Ciao Max, il fatto è che qui nessuno si è definito o è stato definito da altri un grande poeta. Capisco quanto dici, ma lascio anche libertà a chi vuole esprimere qualcosa di se stesso usando parole scritte. Riguardo il consiglio che mi chiedi, la mia risposta è: sì, fallo, apri il blog ma non aspettarti chissà cosa. Cerca di essere presente nei Social e nei commenti agli altri blogger, è importante. Ricordando, come già hai fatto, che siamo nello Stivale, dove i centri estetici vanno meglio delle librerie. Grazie mille per includermi tra chi fa poesia sapendo il fatto suo. Un abbraccio
Ragazzi, coltivate la poesia e fatelo leggendone parecchia, di tanti autori provenienti da culture differenti …. la vostra cultura risulterà accresciuta e la scrittura migliorerà … leggete possibilmente ad alta voce, in modo da interiorizzare i contenuti e gustarli a fondo … un salutone all’amica Ornella 🙂
Cara Ornella, perdonami se continuo ad abusare del tuo spazio e della tua pazienza, ma mi pare evidente che Max80 abbia un problema con me. Duelli all’arma bianca? E che siamo in un film di Alberto Sordi? Dobbiamo fare a coltellate fuori dalle locande?! Ma dove vivi? Che ti dice il cervello?
Ti prenderei a schiaffi (figurativamente, sia chiaro, sono contro la violenza di ogni tipo, tranne quella sui pedofili) ma qui dalle mie parti non colpiamo le femminucce. Sì, ti ho dato della femminuccia, caro il mio Max80, perché so già che sei uno pronto a ruggire dietro la tastiera di un computer ma l’ultimo a miagolare sul campo di battaglia. Io no, sono abituato ad affrontare i problemi. Quando facevo parte di una squadra di soft air, anni fa, mi chiamavano il John McLane di Focene, perché ero sempre l’ultimo a mollare.
Mi diverti, e molto, caro Max80, perché dici di parlare di Poesia con la P maiuscola, ma ancora non hai avuto il coraggio di farci leggere una tua poesia, rigorosamente minuscola.
Per cui eccoti il mio dissing:
Caro Max ottanta,
fa come la gallina: canta!
Ti senti come un tuono,
ringrazia che son buono,
ma se parli di nuovo
ti chiudo dentro a un uovo.
Fai tanto il superiore,
ti credi un gran signore,
per poeta non mi spaccio,
io non dico, io solo faccio.
Mi sfidi come un pazzo,
il duello è un intrallazzo,
se questo è il tuo sollazzo
ti sfido a rubamazzo.
Canta Max ottanta,
vediamo quanto vali,
Ornella è una santa,
tu stai tra i maiali.
Rispetto.
Renato, ti prego di renderti conto di quello che hai fatto, hai trasformato un luogo etereo dove regnava la Poesia (di Ornella) e la poesia (la tua) e l’hai trasformato in un concerto dei Club Dogo. Aggiungo che non ho nulla contro questo gruppo che ha rivoluzionato il panorama rap italiano grazie alla raffinatezza dei testi, ma non credo le tue cose siano equiparabili.
Ornella, ti prego, intervieni a dirimere la questione che si è fatta vieppiù scojonata. Senza azzardare paragoni impegnativi, il tuo intervento sarebbe risolutivo come quello di un Giorgio Napolitano (se solo il nostro fosse anch’egli poeta del nostro tempo).
La chiudo qui. Aur revoir (senza colletto alzato).
Parli parli e intanto ancora non hai scritto un verso. Continua così, dai, nasconditi dietro la Casta. Si capisce che di musica non sai nulla. I Club Dogo? Il rap in Italia è solo Mirko Chiave e Emis Killa, sensibili anche loro come Ornella.
Cadi, cadi e vai giù,
pensi di esser Gesù,
ma sei solo Pelù.
Non vali quel che rimo,
io ti tengo d’occhio,
ringrazia di esser vivo,
ti metto sotto torchio,
due rime io e io ti crino
perciò mettiti in ginocchio
e fammi un bell’inchino.
Caro Max80, voglio dirti solo una cosa: il tuo concetto di poesia è borghese e fascista; la poesia è altro, è noi, è la possibilità che tutti possano far parte della Poesia stessa. Un po’ densonista? Volendo esagerare.sì.
Sto con Renato: facci vedere di che pasta sei fatto!
Ornella continua così!
Grazie Angelo .)
Non vado avanti. Non voglio continuare a riempire il blog di Ornella di monnezza (mi scuso per il termine), fino a che lei non faccia finalmente da moderatrice in questa situazione del cazzo.
Sei vigliacco e volgare.
Hai paura di volare.
Il brivido del volo
ti ricorda che sei solo.
Piangi Maxottanta,
la paura adesso è tanta.
Ma io sono come un ragno:
io tesso e non mi frega.
Ora scappa in bagno
e fatti una piega,
che i miei versi son tremendi,
e ti strappano i capelli.
Non vai avanti perché sei un fifone!
Prova a tessere come Renato, poi ne riparliamo. Proprio il 25 Aprile devi comportarti in questo modo anti-democratico: io proprio non capisco.
Buongiorno, mi si chiede di intervenire e interverrò, in primis ringraziando il poeta amico Angelo Gasparini che ha dato un ottimo consiglio a tutti. La penso diversamente sulla modalità “a voce alta”, so che è una pratica consigliata anche nei corsi di scrittura, ma per quanto mi riguarda mi rifaccio alle considerazione della protettrice degli scrittori Santa Teresa D’Avila. Secondo S. Teresa, la preghiera è più efficace se interiore, se ripetuta solo mentalmente, e alla preghiera associo la poesia perché per me sono intimamente collegate.
Per Max: mi dici che trovi “profano” l’intervento di Renato, ma personalmente mi ha divertito. Mi ha ricordato l’abitudine medievale di sfidarsi a poesiole e rime (un incunabolo del rap odierno). L’importante è non prendersi troppo sul serio. Al liceo la mia compagna di banco ed io scrivevamo parodie dei testi letterari che studiavamo, e ci divertivamo un sacco. Lei ora è una bravissima cantante, ha vinto anche premi.
Per Giorgio: abbi pazienza, ma ho cancellato il tuo commento. Non si accettano 3 commenti negativi consecutivi in questo blog. Giorgio, ti consiglio di migrare verso altri lidi, però mi fa pensare il fatto che torni sempre qua.
Ornella la tua pazienza e saggezza sono incommensurabili.
Giuro che non volevo. Ho a malincuore aperto il famoso cassetto di cui avevo parlato un par di commenti orsono e ho estratto alcuni versi che speravo di tenere in anteprima per il mio futuro blog. Non pensavo fosse necessario, ma di fronte a certa gente l’unica arma è sbattere loro in faccia la meschinità che gli avvolge il cuore.
Con permessico.
Ho così tanto da scrivere
che mi sento quasi superbo,
eppure sto solamente zitto, registro.
TACET
Il giornalista al servizio della verità
è come il prete al servizio della coscienza,
come il medico che ha fede nella guarigione.
EMER
Viola, rosse, bianche piante:
sono come noi, le alimentiamo
con un poco d’acqua fresca e con le nostre attenzioni.
DE
Max80, la tua poesia è orribile. Sei l’emblema della merda d’artista senza la potenza del Creatore.
Interessante questo tuo commento. Lo approfondirò in seguito.
Ti dico solo che dei Manzoni preferisco quello vero (Piero).
PerMax80
Sei invisibile
In questa valle di lacrime
pesanti come tori
il giorno della Corrida
quando i bimbi vanno a nanna
Come stanze vuote
che attendono il nulla
crolla il palazzo
e l’assenza è una betulla
Max, vedo che allora la cultura pop degli anni ’00 non ti è del tutto sconosciuta.
Attendo con ansia.
L’immagine della betulla mi ha commosso
Grazie Renato, corriamo sullo stesso filo elettrico: funamboli metropolitani, bersaglieri dell’Anima
Pietà, è la prima parola.
Ironia, la seconda che arriva.
Serenità, leggendo la tua rima.
Emigra verso altri
Lidi che non è per te
Rimare o dar forma
In versi ai sentimenti
Del cuore e delle genti.
Immagino la vita
Che vivi tra le dita.
Ogni giorno solo e triste
Lagne, lacrime e grida miste.
Ora smetto che poetare
Meglio lo faccia chi è capace:
Alighieri, Leali, Yeats,
Xabisk, Proust, Keats.
Xabisk: quanti ricordi, Renato. Grazie mille!!
Ornella, hai potuto vedere da te, ora sai con chi hai a che fare. Non ho altro da aggiungere.
Accetti i commenti di questi qui , perché non i miei 😦
Rispetto comunque la tua scelta.
Ciao Serena, scusa ma non me la sono sentita di pubblicare quello che avevi scritto. Riconosco di essere un po’ puritana ma ancora non ho trovato poesie erotiche che non mi scandalizzino!
Ragazzi, i poeti si sfidano in singolar tenzone … buon 25 aprile a tutti!!